Patrimonio Ebraico in Marocco

Il Patrimonio Ebraico in Marocco è antico di oltre duemila anni.

Le prime testimonianze di una presenza ebraica nella regione risalgono al periodo dei Fenici.

Gli ebrei si stabilirono nel Nordafrica sin dall’epoca romana e la loro presenza fu di enorme importanza.
L’accettazione da parte dei Berberi dell’Ebraismo come propria religione, nonché la successiva conversione da parte di numerose tribù, avvenne nel corso del tempo.
Lo storico francese Eugène Albertini, data la “giudeizzazione” di alcune tribù berbere e la loro espansione da Tripolitania alle oasi sahariane intorno alla fine del Secolo I.
Marcel Simon ritiene che il primo contatto tra i Berberi occidentali e l’Ebraismo sia avvenuto durante la prima guerra giudaica del 66-70.

Secondo lo storico arabo Ibn Khaldun, durante la conquista araba dell’Africa nord-occidentale, esistevano alcune tribù berbere che professavano l’ebraismo.
Si suppone che la leader militare Dihya fosse una berbera di religione ebraica.

Nel 1912 si contavano in Marocco 8.000 ebrei berberi, su un totale di circa 100.000 ebrei marocchini, la stragrande maggioranza dei quali arabofoni.
Dopo la guerra arabo-israeliana del 1948, la tensione tra le comunità ebraiche e le comunità musulmane crebbe vertiginosamente.
Gli ebrei del Maghreb furono costretti a emigrare a causa delle tensioni crescenti.

Oggi la comunità indigena berbero-ebraica non esiste quasi più in Marocco, la popolazione marocchina di religione ebraica conta circa 8.000 persone, per lo più residenti a Casablanca, la maggior parte delle quali sono però tradizionalmente di lingua araba.

Le Origini dell’ebraismo in Marocco

La storia degli ebrei a Essaouira iniziò con la fondazione della città da parte del sultano Muhammad III del Marocco, che incoraggiò gli ebrei a trasferirvisi.
La proporzione della comunità ebraica ad Essaouira fu una delle più vaste del Marocco, comprendendo tra un terzo e la metà della popolazione cittadina per gran parte della storia della città, fino al XX secolo, quando la comunità cominciò ad abbandonare la città per emigrare verso l’America meridionale, Casablanca e soprattutto Israele.
Gli ebrei di Essaouira rappresentavano una vivace comunità dedita al commercio e all’oreficeria e fortemente legata al sultano del Marocco.
Oggigiorno, migliaia di ebrei originari della città raggiungono Essaouira ogni anno in pellegrinaggio al cimitero ebraico dove è sepolto il gran rabbino Haim Pinto.

Mellah, quartiere ebraico in Marocco

Un mellah (in arabo الملاّح, probabilmente da ملح, “sale”) è un quartiere ebraico recintato da mura in una città del Marocco, analogo ad un ghetto europeo.
La popolazione ebraica visse confinata nelle mellah marocchine dal XV secolo fino all’inizio del XIX secolo.

Il mellah era circondato da mura e vi si accedeva da una porta fortificata.
Di solito, il quartiere ebraico era situato vicino al palazzo reale, residenza del governatore, per proteggere gli abitanti della mellah dalle periodiche rivolte.
Invece le mellah rurali erano villaggi separati abitati esclusivamente da ebrei.

Ebraismo, la Storia

Nel XV Secolo, il primo mellah fu stabilito nella città di Fès nel 1438.
Nella prima metà del XIV secolo, i Merinidi fondarono, accanto a Fès, la città di Hims, che fu originariamente destinata agli arcieri e alla milizia cristiana.
Nel 1438 gli ebrei furono condotti dalla parte vecchia di Fes a Hims, che era stata costruita in un luogo noto con il nome di al-Mallah, “la zona salata”.
Il termine passò quindi ad indicare il quartiere ebraico di altre città marocchine.
Inizialmente, non vi era nulla di offensivo nel termine: alcuni documenti impiegano l’espressione “mellah dei musulmani“, e il quartiere ebraico ospitava abitazioni ampie e splendide che erano la residenza favorita di “agenti e ambasciatori dei principi stranieri”.
Successivamente tuttavia l’etimologia popolare spiegò la parola mellah come “terra salata, maledetta” o un luogo dove gli ebrei “salavano le teste dei ribelli decapitati”.

Il 14 maggio 1465 ci fu il pogrom più sanguinoso della storia del Marocco, migliaia di ebrei della città di Fès furono uccisi dai ribelli che scacciarono la dinastia dei Merinidi.
La causa immediata della violenza antisemita era la nomina dell’ebreo Aaron ben Batash alla carica di visir.

Nei Secoli XVI-XVIII, un lungo periodo in cui il mellah di Fès rimase l’unico, solo nella seconda metà del XVI secolo (verso il 1557) il termine mellah comparve a Marrakech, con l’insediamento in città di gruppi di ebrei e assimilati provenienti dall’Atlante e dalla città di Aghmat, che aveva un’antica comunità ebraica.
Un francese prigioniero in Marocco dal 1670 al 1681 scrisse:
“A Fez e a Marrakesh, gli ebrei sono divisi dal resto degli abitanti, hanno i loro quartieri separati, circondati da mura le cui porte sono sorvegliate da uomini nominati dal re… Nelle altre città, sono mescolati ai Mori.”
Nel 1791, un viaggiatore europeo descrisse la mellah di Marrakech:
“Ha due grandi porte, che sono serrate ogni sera alle nove, dopodiché non si permette a nessuno di entrare o di uscire…fino…al mattino seguente. Gli ebrei hanno un proprio mercato…”.
Solo nel 1682 un terzo mellah fu fondato a Meknès, la nuova capitale del sultano Mulay Ismail.

Ebraismo in Marocco, storia recente

L’esistenza di ebrei in Marocco risale a più di 2000 anni con un numero di 275.000 come la più grande comunità ebraica nel mondo musulmano.

Vivevano e vivono ancora pacificamente con i musulmani marocchini fianco a fianco, lavorano e vivono fianco a fianco. Sinagoga accanto a Moschea e a Chiesa.

All’inizio del XIX Secolo, attorno al 1807, il sultano Mulay Sulayman obbligò gli ebrei a trasferirsi nei mellah delle città della regione costiera (Rabat, Salé, Mogador e Tétouan).
I nuovi quartieri ebraici furono chiamati ovunque mellah eccetto che a Tétouan, dove si adottò il termine spagnolo judería.
A Salé, il nuovo quartiere ebraico era una lunga strada con un totale di duecento case, venti negozi e bancarelle, due fornaci e due mulini.
Nel 1865, la mellah di Mogador, divenuta sovraffollata, fu autorizzata ad estendersi.

Alla fine del secolo e nei primi decenni del XX secolo, ebrei facoltosi iniziarono a stabilirsi nei quartieri nuovi (Villes nouvelles) progettati secondo i dettami dell’urbanistica europea, lasciando nei mellah solo gli anziani e i poveri.

Dal XX secolo, dopo la fondazione dello Stato moderno di Israele, nel 1948, la maggior parte degli ebrei marocchini sono emigrati, incoraggiati dall’Agenzia Ebraica.
Di conseguenza oggi i mellah sono abitate da musulmani e gli ebrei rimasti si sono trasferiti nei quartieri moderni delle città marocchine.

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